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    I Macabri di Vincenzo Bonomini: Bios e Thanatos in un pittore neoclassico

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    Il mio “incontro” con Bonomini avviene per la prima volta a centinaia di chilometri di distanza rispetto al luogo di nascita e di sviluppo di quest’artista, la cui fama è legata sostanzialmente a sei tele, tutt’oggi conservate nella chiesa di Santa Grata inter Vites, quella della borgata cui rimarrà per sempre “fedele” il nostro pittore; a Roma, dal 29 febbraio al 10 giugno 2008, alle Scuderie del Quirinale era di scena una bellissima mostra intitolata Ottocento: da Canova al Quarto Stato, e in una delle prime sale mi imbattei in tre tele che letteralmente mi spiazzarono: si trattava di scene di scheletri viventi, un Tamburino della Guardia Nazionale , una coppia di Sposi borghesi a passeggio e un Pittore che raffigura la Morte, di mano di Vincenzo Bonomini, parti di un ciclo comprendente altrettanti soggetti caratterizzati anch’essi dall’aspetto scheletrico. Rimasi molto colpita da queste opere, e non conoscendo assolutamente questo irriverente artista, decisi di documentarmi di ritorno da Roma, cosa che, prevedibilmente, passò in secondo piano rispetto agli impegni universitari. La fortuna, o il caso, vollero che a quasi due anni di distanza mi trovassi di nuovo di fronte a questo artista, proprio a Bergamo, nella sua città natale, spinta da quella voglia che ogni studente di storia dell’arte ha di entrare in ogni chiesa che si trova di fronte quando visita una città per la prima volta; lo riconobbi, e da lì nacque l’idea di approfondire questo artista così poco conosciuto oltre i confini orobici. Pur non volendo scrivere una monografia – su Bonomini sono stati realizzati studi specifici anche se pochi e ormai datati - era necessario partire con la trattazione affrontando per l’appunto la vita dell’artista: il primo capitolo si apre con la descrizione della vita del pittore, con l’esposizione di quella che era la sua realtà all’interno del quartiere di Borgo Canale e degli stravolgimenti, politici e personali, di cui è stato testimone nel corso della sua longeva esistenza. Seguono due paragrafi nei quali è stato necessario condensare l’opera pittorica e grafica del Bonomini; cercando di mantenere l’assioma imposto in partenza sul fatto di non scrivere una monografia, sono state presentate ai lettori quelle opere che meglio erano in grado di descrivere il pittore, scelta che in certi casi è stata anche sfortunatamente dettata dalla presenza delle opere in contesti non pubblici, e che ha costretto chi scrive ad “inseguire” e tartassare privati cittadini al fine di farsi strada, e poter così osservare i mirabili affreschi all’interno delle private magioni. Il secondo capitolo si apre con un piccolo e doveroso excursus sulla chiesa che ha “ispirato” l’artista per la realizzazione dei suoi Macabri, Santa Grata inter Vites, situata a poche centinaia di metri dalla casa natale del pittore, e prosegue con la descrizione delle tele per le quali giustamente è divenuto famoso, non solo perché altamente significative e quasi prive di precedenti immediati, ma anche perché le uniche opere che possono essere esposte in contesti espositivi museali. Il terzo capitolo sembra in una qualche maniera sviare dal filo conduttore della tesi: un primo paragrafo che, lungi dall’essere esaustivo, presenta la mentalità e gli atteggiamenti che si avevano di fronte alla Morte, i quali cambiarono radicalmente nel corso dei secoli; perché di morte si dovrà parlare, e anche parecchio, perché se Bonomini è famoso per i Macabri, che ci presentano scheletri nell’atto di comportarsi da vivi, non lo è per tutti quegli affreschi da lui realizzati nell’hinterland bergamasco che invece raffigurano la vita. Una piccola definizione della parola “macabro” precede una disamina su quelli che sono sempre stati visti come gli antecedenti storici delle tele di Bonomini, quei grandi temi macabri - in Italia in realtà poco presenti rispetto all’area franco-germanica - che a partire dal XIII secolo, come L’Incontro dei tre vivi e dei tre morti, i Trionfi della Morte e le Danze macabre, la Chiesa utilizza per infiammare e al tempo stesso indottrinare i devoti cristiani. Perché i Macabri, al di là dell’iconografia dissacrante ed irriverente, erano - e sono - a tutti gli effetti un apparato liturgico, utilizzato nelle festività religiose a suffragio dei morti. È parso inoltre doveroso spingersi ad indagare, seppur non in maniera capillare, anche il tema vastissimo della Vanitas, al fine di ricercare somiglianze iconografiche o almeno concettuali. Infine l’ultimo paragrafo indaga quella che è risultata essere, attraverso le testimonianze che ancora sono presenti all’interno delle parrocchiali bergamasche, una tradizione locale consolidata: quella degli apparati macabri esposti per il triduo dei morti e per l’ottavario di novembre, che giustificano una così forte presenza nel territorio di realizzazioni macabre

    Frequency and causes of delayed diagnosis of visceral artery pseudoaneurysms with CT: Lessons leraned

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    Objective: Visceral artery pseudoaneurysms (VAPA) are associated with a high morbidity and mortality, but sometimes are missed in initial computed tomography (CT) examinations. The aims of this study were to determine the frequency and causes of misdiagnoses of VAPA with CT. Materials and methods: We retrospectively identified 77 patients with VAPA in our database who underwent contrast-enhanced CT. The frequency of delayed diagnosis was determined and the reasons were noted. We identified the etiology of VAPA, measured size, and noted the affected vessels. Results: Forty-five of the 77 patients (58 %) had a delayed diagnosis of VAPA. There was no difference in the rate of missed VAPA in symptomatic compared to asymptomatic patients (p = 0.255). The majority of VAPA were associated with previous surgery or interventions (n = 48/62 %). The major affected vessel was the hepatic (n = 31) followed by the splenic artery (n = 17). The main reasons for misdiagnosis were a missed arterial phase in CT (n = 16/36 %), artifacts masking the aneurysm (n = 9/20 %), overlooked pseudoaneurysm (n = 19/42 %), and misinterpretation by attending radiologists (n = 1/2 %). Missed VAPA were smaller (median 8 mm) than those VAPA that were initially diagnosed (median 13 mm, p < 0.01), but occurred with a similar frequency in larger and smaller visceral arteries (p = 0.601). Conclusions: Our study showed that 58 % of VAPA were diagnosed with delay, with the following four reasons for misdiagnosis: Lack of an arterial contrast phase in CT, no techniques for artifact reduction, and lack of awareness of the radiologists. Avoiding delayed diagnosis will most probably improve outcome of patients with VAPA. Keywords: Computed tomography; Endovascular procedures; Pseudoaneurysm; Visceral artery

    Satellite Selection Methodology for Horizontal Navigation and Integrity Algorithms

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    With the new upcoming GNSS constellation in the future it might no longer be possible to use all satellites in view for navigation due to limited tracking channels. This is in particular true in the context of Advanced Receiver Autonomous Integrity Monitoring (ARAIM), where the use of dual frequency is favorable to mitigate ionospheric disturbances. To address the issues of limited channels we propose two different satellites selection strategies adapted for Horizontal ARAIM in this paper. First a bare geometric approach which comes with almost no additional computation effort at the cost of less stable results. And second a heuristic optimization which improves selection results significantly while adding additional computational effort. Both approaches are compared to brute force selected best sets in terms of resulting protection levels, computational cost and achieved ARAIM availability. Results show the general applicability of both presented selection methods in Horizontal ARAIM. Using limited sets instead of all satellites in view can still provide global availability. Depending on the method more or less satellites are necessary to ensure sufficiently small and stable protection levels

    Amiata donkey milk chain: animal health evaluation and milk quality

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    This study presents a investigation into the animal health and quality of Amiata donkey milk for human consumption. Thirty one lactating dairy jennies were examined. The following samples were collected: faecal samples from the rectum of animals for parasitological examination; cervical swabs for the detection of bacteria causing reproductive disorders; and blood samples for serological diagnosis of main zoonotic (Brucella spp., Leptospira spp.) and donkey abortion agents (Brucella spp., Leptospira spp., Salmonella abortus equi, Equine viral arterithis virus, Equine herpesvirus type 1). In addition, individual milk samples were collected and analyzed for mastitis-causing pathogens and milk quality. Regarding animal health, we detected a high prevalence of strongyle parasites in donkeys. It is very important to tackle parasitic diseases correctly. Selective control programmes are preferable in order to reduce anthelmintic drug use. For dairy donkeys, withdrawal periods from anthelmintic drugs need to be carefully managed, in accordance with EU and national regulations. The isolation of Staphylococcus aureus in milk highlights the importance of preventing contamination during milking, by adopting appropriate hygiene and safety practices at a farm level. Amiata donkey milk lysozyme actvity was high compared to cow’s milk, contribuiting to the inhibitory activity against certain bacteria. Donkey milk was characterized by a high lactose content, low caseins, low fat, higher levels of unsaturated fatty acids compared to ruminant milks. Unsaturated fatty acids and omega 3 fatty acids in particular have become known for their beneficial health effect, which is favourable for human diet. These characteristics make it suitable for infants and children affected by food intolerance/allergies to bovine milk proteins and multiple food allergies as well as for adults with dyslipidemias and in the prevention of cardiovascular disease

    Kdm7a expression is spatiotemporally regulated in developing Xenopus laevis embryos, and its overexpression influences late retinal development

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    Background: Post-translational histone modifications are among the most common epigenetic modifications that orchestrate gene expression, playing a pivotal role during embryonic development and in various pathological conditions. Among histone lysine demethylases, KDM7A, also known as KIAA1718 or JHDM1D, catalyzes the demethylation of H3K9me1/2 and H3K27me1/2, leading to transcriptional regulation. Previous data suggest that KDM7A plays a central role in several biological processes, including cell proliferation, commitment, differentiation, apoptosis, and maintenance. However, information on the expression pattern of KDM7A in whole organisms is limited, and its functional role is still unclear. Results: In Xenopus development, kdm7a is expressed early, undergoing spatiotemporal regulation in various organs and tissues, including the central nervous system and the eye. Focusing on retinal development, we found that kdm7a overexpression does not affect the expression of genes critically involved in early neural development and eye-field specification, whereas unbalances the distribution of neural cell subtypes in the mature retina by disfavoring the development of ganglion cells while promoting that of horizontal cells. Conclusions: Kdm7a is dynamically expressed during embryonic development, and its overexpression influences late retinal development, suggesting a potential involvement in the molecular machinery regulating the spatiotemporally ordered generation of retinal neuronal subtypes
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